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Addio a Stephen Furst, una persona meravigliosa

Era poco prima della Deepcon 2, Majel Barrett si tirò indietro e dovemmo cercare un nuovo ospite. Tramite alcuni conoscenti, arrivammo ad Andrew Robinson e Stephen Furst. Non ricordo chi mi chiamò per primo, ma di sicuro a un certo punto squillò il telefono e dall’altra parte c’era lui, Vir Cotto. Non ero ancora abituata a parlare con uno dei miei miti, così mi dovetti sedere. Ma la sua gentilezza e simpatia mi misero subito a mio agio.

L’aereo con cui arrivò in Italia con la moglie Lorraine atterrò in anticipo, e lo trovammo seduto ad aspettarci. Per fortuna Gabriella Ascari lo riconobbe subito. Non era arrabbiato né preoccupato, solo ansioso di conoscerci.

Andammo a Fiuggi, dove nei quattro giorni di convention si dimostrò un vulcano: simpaticissimo nel corso dei due interventi con i fan, curioso e interessato durante le gite in zona. Ci raccontò anche com’era andato il provino per Vir Cotto: in pratica fece sé stesso, e lo presero subito. Poi lo portammo a Roma per un paio di giorni di vacanza.

A Piazza Navona scorse due ragazzi che vendevano accendini a forma di antiche statue romane. Ne volle prendere due da regalare ai figli, nonostante la perplessità di Lorraine. Dopo averli comprati, disse alla moglie: «Guarda, hanno il pene fiammeggiante! E Flora mi ha anche fatto fare lo sconto!» Credo di non aver mai riso tanto in vita mia.

Poi la visita al Colosseo, con il suo commento: «Bella ricostruzione, sembra vero».

Poi la curiosità per le Smart, che non aveva mai visto. Gli piacquero talmente tanto che il mese dopo, andando in America, gliene regalammo una radiocomandata. E poi i lupini, che provò a mangiare ma senza togliere la buccia. E tanti altri momenti che ricordiamo tutti con affetto.

In USA lo incontrammo alla convention di Pasadena, dove si scusò con la fila enorme di fan in attesa del suo autografo, e ci portò subito a conoscere Jerry Doyle e Tracy Scoggins. Ci presentò come i i suoi amici italiani. Fermò tutto anche lì: era una forza della natura. Voleva fare per noi quello che noi avevamo fatto per lui: farci conoscere la sua Los Angeles. Sapendo che lavoravo nel doppiaggio, ci portò a vedere la sala in cui stava ridoppiando alcune battute di un film che aveva diretto, con Christopher Atkins. Era questo un altro aspetto meraviglioso di Stephen: si interessava alle nostre vite, al nostro lavoro, ci faceva domande di ogni tipo.

Andammo a cena a casa di Andrew Robinson, dove ci raggiunsero altri attori fra cui Brian Cox, il primo Hannibal Lecter. Fu una serata bellissima, interrotta ogni tanto da Stephen che giocava felice con la sua Smart radiocomandata. Mi regalò un bellissimo libro su Frank Sinatra per mia madre, che aveva conosciuto alla Deepcon. Lorraine ci portò a mangiare in un bellissimo ristorante cinese.

Siamo rimasti in contatto in tutti questi anni, avevamo anche parlato di un suo ritorno in Deepcon. Tre giorni fa avevo messo un like a un suo post sui Beatles, passione che avevamo in comune. Ieri notte è arrivata la notizia che ci ha lasciato.

Quando venne alla Deepcon 2 era già malato di diabete, ma riuscì a controllarsi nel mangiare, anche se nella dedica che mi fece sulla foto scrisse: «Smettila di rimpinzarmi!» Non mi aspettavo che se ne andasse così presto. I due figli hanno chiesto ai fan di non piangere la sua morte, ma di ricordare le tante risate che ci ha fatto fare. Ci stiamo provando.

Ho avuto il privilegio di conoscerlo, di essere sua amica. I ricordi sono tanti, e so che dureranno per sempre. E nonostante la tristezza e le lacrime, che cerco di non versare come avrebbe voluto lui, rivedo il suo viso sorridente, e sento la sua risata contagiosa.

Grazie Stephen… per la tua arte, per Flounder, per Vir Cotto, per com’eri come uomo. Grazie per la tua amicizia. E per quel sorriso meraviglioso, che non dimenticheremo mai.